Apprendo ora che Cesare De Silvestri, l’uomo che ha portato in Italia la RET (Terapia Razionale Emotiva) espandendo in questo modo la pratica cognitivo-comportamentale in psicoterapia ed anche in educazione, è deceduto alla fine di settembre. Rendo omaggio ad un dolce e burbero grande uomo, il cui contributo alla conoscenza ed alla cura della mente è purtroppo in Italia altamente sottostimato. Chi frequenta AST-sit da più tempo sa quanto dobbiamo alla RET per quanto riguarda l’approntamento di strategie riabilitative non medicali finalizzate alla
consapevolezza ed alla gestione delle emozioni. Già in passato avevamo omaggiato in questo sito il grande Albert Ellis suo maestro e mentore.
Gianfranco Morciano
COSA E’ QUESTA RET
Si tratta di una metodologia d’ispirazione umanistica laica e d’impostazione essenzialmente pragmatica, interessata cioè ad ottenere risultati pratici piuttosto che a condurre lunghe, laboriose e spesso inattendibili ed inutili ricostruzioni anamnestiche. Essa viene applicata ad una vasta gamma di problemi emotivi e di comportamento che si possono raggruppare in quattro categorie fondamentali – ansia, depressione, ostilità e colpa – che ostacolano e talvolta impediscono la crescita e lo sviluppo delle umane potenzialità personali. Giusta la sua impostazione concreta e positiva, gl’interventi della RET si concentrano sulla situazione attuale del paziente, i suoi atteggiamenti correnti, le emozioni inappropriate ed i comportamenti inadeguati che reprimono e inibiscono la sua capacità di godersi appieno la vita. I pazienti vengono aiutati a conoscere ed applicare a se stessi una serie di procedure di dimostrata efficacia che possono aiutarli a superare e risolvere i loro problemi. I terapeuti RET lavorano in stretto contatto con i pazienti per aiutarli a scoprire le idee, le aspettative e le regole personali che sovente provocano i loro disagi emotivi. I metodi impiegati sono molteplici e mirano tutti ad una radicale contestazione e sradicamento delle convinzioni “irrazionali” (disfunzionali) per poi riformularle in termini più ragionevoli, realistici ed utili. Ciò viene ottenuto mediante un’attiva strategia d’intervento che la scuola italiana ha denominato “a tridente” perchè comprende energiche tecniche specifiche di tipo cognitivo, di tipo emotivo-affettivo-evocativo, e di tipo comportamentale. Una volta apprese queste procedure, modalità e tecniche autocritiche e ricostruttive, i pazienti divengono capaci non solo di risolvere i loro problemi attuali ma anche di affrontare con successo eventuali altri problemi che potrebbero presentarsi in futuro. Divengono insomma veri e propri terapeuti di se stessi. Questa psicoterapia umanistica, multimodale ed estremamente innovativa si distingue da tutte le altre forme di psicoterapia perchè in ultima analisi il suo scopo non è soltanto quello di aiutare i pazienti a risolvere i loro problemi, ma anche a sviluppare una filosofia di vita ed un modo di vivere che aumenti e potenzi al massimo possibile la loro serenità e la loro efficienza individuale e sociale.
E come funziona?
La teoria generale della RET (ora REBT) ha superato da tempo le ormai obsolete teorie sensoriali della mente, ed in linea con le più recenti teorie motorie, sostiene in primo luogo che gli esseri umani non sono passivi reattori a quanto accade nel loro ambiente esterno o interno, bensì attivi indagatori ed in parte creatori del loro stesso mondo. Essi pertanto sviluppano dei problemi psicologici non solo e non tanto a causa degli eventi sfortunati e delle avversità che possono capitar loro, ma anche e soprattutto a causa del modo in cui concentrano attivamente l’attenzione su tali eventi e avversità e del modo in cui li definiscono, interpretano e giudicano.
Il modello ABC rappresenta in modo grafico la teoria clinica della RET, mostrando che quando desideri ed obiettivi vengono frustrati ed impediti al punto A (luogo dell’incontro fra l’evento Attivante o Avversità e l’Attiva Attenzione selettiva dell’individuo), e al punto C (Conseguenze emotive e comportamentali) si sentono ansiosi, depressi, ostili od in colpa e si comportano in modo autolesionistico, ciò dipende in larga misura dal fatto che al punto B (Belief System o Sistema di convinzioni) definiscono, interpretano e giudicano in modo irragionevole l’evento del punto A.
L’ambiente contribuisce in certa misura al loro disagio, ma l’elemento veramente cruciale per lo sviluppo di un disturbo psicologico è piuttosto il loro sistema di convinzioni – ciò che pensano, credono, dicono e ripetono a se stessi.
Gli esseri umani hanno, infatti, una serie di convinzioni perfettamente ragionevoli che consistono in desideri e preferenze (“Questa cosa non mi piace, ma non è la fine del mondo. Posso sopportarla e condurre una vita relativamente serena.”) Un simile modo di ragionare porta ad emozioni spiacevoli ma “normali” e spesso funzionali, come la delusione, il rammarico, il fastidio, l’irritazione o il cruccio. Insomma, un ragionevole malumore che può spingere a cercare di rimediare alla frustrazione.
Spesso, però, gli esseri umani hanno anche una serie di convinzioni affatto irragionevoli che consistono in pretese, esigenze, imposizioni, doveri, ordini e comandi. (“Questa cosa non doveva capitare. Non doveva capitare proprio a me. E’ una cosa orribile, terribile e catastrofica. Non la posso sopportare. Io faccio schifo perchè non dovevo farla accadere. Il mondo fa schifo perchè succedono queste cose.”) E ovviamente tale diverso modo di ragionare provoca stati d’animo esasperati, drammatici e disfunzionali, come il panico, la disperazione e l’angoscia; il rancore, l’astio e l’odio, fino talvolta alla depressione suicida.
La RET (REBT) sostiene che gli esseri umani possono ridurre al minimo questi stati d’animo disfunzionali ed i relativi comportamenti inadeguati o autolesionistici se sono disposti ad affrontare un percorso che comincia con il riconoscere la loro responsabilità nel procurarseli. Il passo successivo consiste nel rendersi conto del potere inerente ad ogni responsabilità (“Se questi disturbi dipendono da me, allora dipende da me anche la possibilità, il potere di cambiarli e risolverli.”) E una volta messe in luce quali convinzioni irragionevoli siano in gioco, si procede a discuterle e contestarle in modo realistico e scientifico sino a ricondurle e riformularle in termini di preferenze e desideri. Mediante un assiduo esercizio di questo atteggiamento critico, si approda ad una nuova filosofia di vita che, riducendo al minimo emozioni e comportamenti disfunzionali, consente una maggiore, più libera e più ricca espressione delle migliori emozioni umane nonchè la pratica di comportamenti più utili e soddisfacenti per sè e per gli altri.