Sul confine dell’universo

(di Emanuela Gravina)

Sul confine dell’universo c’è una grande casa, stile impero, illuminata da un piccolo sole tutto suo, con alberi di mele a non finire, piante, fiori di ogni genere, animali di tutti i tipi, ma in special modo pecorelle. Insomma proprio una bella casa, fatta ad arte, e messa proprio lì, sul confine dell’universo.

Sono le sette di mattina di Domenica, e due scarpette rosse, indossate da una signora sui sessant’anni, si presentano trionfanti al campanello della casa.

Un dito cicciottello suona al citofono.

Silenzio

Il dito risuona.

Silenzio

Il dito si pianta con forza nel campanello, producendo un fastidiosissimo suono che rimbomba per tutta la casa.

Alla fine si sente un rumore strano, qualcuno alza la cornetta del citofono senza rispondere, trattenendo anche il respiro come di chi sta origliando.

:- Non faccia finta di non essere in casa Signore, che l’ho vista sa? C’è l’auto parcheggiata fuori, le luci accese in cucina e nel soggiorno… guardi che sono un’esperta nello scovare chi si nasconde in casa…

:- Chi è?-

:- Crede alla Bibbia? Legge le Sacre Scritture? Lo sa che tra poco ci sarà la fine del mondo?

:- Ma chi è?

:- Testimoni Di Giove! La nuova religione fondata per salvare tutti i buoni credenti e praticanti! Lei crede in Dio?

La voce al citofono fa una lunga pausa…borbotta qualcosa molto simile a un’imprecazione, poi urla verso qualcuno in salotto:- Babbo! È per te!-

Dopo pochi minuti al citofono arriva il padrone di casa:- Scusi? Che vuole? Ma lo sa che ore sono? Beh, glielo dico io allora: sono le sette di domenica, e la gente normale si riposa!

:- Non esiste l’ora sbagliata Signore, tutte le ore sono giuste per salvare una piccola pecorella smarrita! Posso entrare e lasciarle un volantino?

La voce al citofono sbuffa e fa una pausa, poi tira un sospirone rassegnato:- Entri pure, ma che sia la prima e ultima volta sa? Io non ammetto incursioni a casa mia… che se tutti facessero così, apriti cielo!

Il cancello si apre e la signora si incammina arrivando alla porta solo un paio d’ore dopo, facendo lo slalom tra migliaia di pecolelle che brucano beate l’erbetta del giardino sempreverde.

Un po’ affannata e sudata bussa cortesemente alla porta d’ingresso socchiusa e poi entra.

In salotto ci sono due individui, uno è un ragazzo giovane, l’altro… beh, un enorme occhio inscritto in un triangolo. Sono entrambi immersi in una partita di videogame, mentre sopra le loro teste svolazza una specie di grosso piccione bianco.

Il piccione vede per primo la signora, si posa sulla sua spalla e l’annuncia:- Gruuuuu gruuuu!!!

:- Un attimo … Mi scusi, ma non posso far vincere mio figlio… l’ultima volta che è successo ha preteso come premio una gita sulla Terra di 33 anni!

:-Che gioco è? – chiede la simpatica signora, molto cortesemente.

:- Un Simulatore di Vite.- Gli occhi di entrambi i padroni di casa non si staccano nemmeno un momento dall’enorme schermo, il rumore dei joystick è quasi un contrappunto musicale ritmico.

La signora, per niente intimorita, prende una sedia, tira fuori un paio di piccoli occhialetti da vista e si mette a guardare lo schermo:- Cioè? Cosa sarebbe?

:- Coi Simulatori di Vita, si creano e gestiscono piccoli personaggi completi di tratti fisici e caratteriali, tutti diversi tra loro, che nascono, vivono, si riproducono e muoiono. Abitano delle case (da costruire e arredare), hanno un lavoro, guadagnano soldi e vivono le proprie esistenze.

:- Ah, quindi è un gioco simulato giusto? Fate finta di essere un personaggio e interagite col computer…

:- Beh… più o meno…- l’occhio gigante fingendo disattenzione, si mette a guardare in aria fischiettando.

:- Babbo, che fai? Non vorrai dire una bugia?

:- Ma non è che si possono dire i fatti nostri così, alla prima persona che capita, no?…E va bene! Vede signora? Qui a casa, la vita è un po’ noiosa, dopo aver creato l’universo, si è pensato di fare un po’ di pianeti per giocare a biglie, e poi alla fine, con un po’ di ingegno, ho creato la Terra, e questo videogioco chiamato “simulatore”. All’inizio ci giocava mio figlio, poi mi sono appassionato pure io.

Vede, tutti gli abitanti della Terra sono gestiti da me o da Giuggiù: avventure, sventure, disgrazie, eventi felici, mettiamo un po’ di persone in contatto tra loro, e guardiamo le reazioni a catena che si formano, delle volte i risultati sono affascinati, altre volte ci annoiano. Poi, quando proprio non succede nulla di interessante scateniamo un evento disastroso, che so, un’epidemia, un conflitto tra Stati, l’estinzione dei dinosauri, oppure quando il gioco ci da i punti “bonus” creiamo un personaggio “Special”, con particolari doti di ingegno, creatività o altruismo. Oramai è diventato un lavoro a tempo pieno!-

La signora rimane a bocca aperta.

-Poi, quando proprio proprio ci vogliamo divertire, facciamo apparire“l’Ufo”-

:-l’Ufo?

:-Sì, creiamo i cerchi nel grano, o disegni giganteschi nelle praterie, oppure facciamo apparire delle sfere luminose in cielo: i personaggi del gioco impazziscono! Creano teorie, fanno convegni, si smentiscono tra loro, fanno trasmissioni televisive insomma, si danno un gran da fare!

La signora rimane di sasso, poi estrae dalla sua borsa un libretto, lo apre e comincia a declamare:- Nella nostra Religione crediamo che gli Ufo siano creature mistiche da venerare, che sono i Salvatori Del Mondo. Un giorno essi annunceranno la Lieta Novella, preannunciando il Giudizio Universale! Grandi onori avranno dal popolo eletto dei testimoni di Giove! La Fine del mondo sta arrivando gente! È ora di svegliarvi!-

I due padroni di casa si guardano seriamente tra loro, e poi scoppiano a ridere.

:- Ma è mai possibile che voi simulatori crediate proprio a tutto? vuole un consiglio? Metta via il libretto e se la goda un po’ di più!

I due sghignazzando di nuovo si rimettono a giocare al simulatore. Il piccione bianco squadra la signora, con aria incuriosita.

:- Ehm, quindi secondo voi il pianeta Terra è tutto un enorme video game? Possibile?

:- Lei non crede in Noi? Sta dicendo che non crede in Dio?

Il Monocchio nel Triangolo guarda in malo modo la signora.

:- No, no per carità, vi credo, ma quindi c’è o no il libero arbitrio?

Giuggiù scosta gli occhi dall’enorme monitor per guardare la signora e intanto allunga una mano per afferrare dei pop corn croccanti che si materializzano in una ciotola :- Beh, certo che c’è, tra l’altro non è che possiamo proprio controllare tutti gli abitanti del Simulatore, ma non puoi mai sapere quando la telecamera del gioco ti inquadra, e io o il Papi possiamo indossare i panni del tuo vicino di casa, o di tua moglie, o del datore di lavoro, quindi, bisogna stare sempre in campana. Poi se qualcuno proprio proprio ci piace lo aiutiamo, che so, gli facciamo vincere la lotteria, o gli facciamo superare delle prove per poi dargli qualche premio speciale.

:- Ah, buona a sapersi allora. Quando tornerò sulla terra darò la Lieta Novella ai miei confratelli. Ma, se non sono discreta… potrei sapere quando verrà la fine del mondo, così per essere più precisa e fare bella figura?

:- beh, è già arrivata più volte, poi aggiorniamo il sistema di gioco con una nuova versione, l’ampliamo con un programma di espansione dei dati, arriva un’altra era, superiamo il muro col “mostro” e noi passiamo di livello.

Ad esempio, il primo gioco aveva i dinosauri, poi sono arrivati gli umini, poi le varie epoche storiche: visti i punti del simulatore prevediamo che tra un po’ ne capiterà un’altra, ma il bello è che il gioco non ci dice mai quando questa avverrà o che cosa ci sarà dopo… sennò che divertimento c’è?

:- Capisco, e l’Inferno?

:- Ah! quello non esiste.

:-Non esiste?

:-No, però c’è il Rimpastatore, se proprio lo vuole sapere.

:-Cioè?

Il Monocchio alza lo sguardo al cielo e sbuffando risponde:- Ah, signora, lei è davvero curiosa.

L’inferno “classico”, è un invenzione del simulatore del 1300 dopo Giuggiù: abbiamo creato un Personaggio Special che facesse credere a tutti i simulatori, che se si comportavano male, finivano all’Inferno, scontando pene fastidiose per l’eternità e se invece facevano i bravi potevano venire qui a casa nostra a divertirsi. L’idea ci piaceva un sacco, anche perché ampliava il simulatore di nuovi “muri”, come ad esempio il muro dei vari gironi, il muro del Limbo, il Purgatorio e così via.

Abbiamo provato a fare anche un po’ di Paradiso a casa nostra sa? Qualche simulatore è venuto e ha passato un po’ di tempo qui, poi siamo diventati troppi, e allora si è pensato al Rimpastatore.

Quando un simulatore muore, lo si mette in un programma di “riciclo file” insieme ad altri.

La macchina smembra gli elementi, le loro caratteristiche caratteriali, le idee e tutto il resto e attraverso un algoritmo, ricompone nuovi simulatori, più pronti, svegli e innovativi.

È così che l’umanità terrestre progredisce, e i cervelli son sempre più tecnologici: alle volte i risultati sorprendono anche noi! E poi il simulatore è abbastanza equilibrato, ad alcuni fornisce l’intelligenza, ad altri la belezza, ad altri un buon carattere…

:-Quindi, qui siete soli, a parte quelle diecimila pecore in giardino.

:- Se n’è accorta anche lei vero? In effetti, non ne possiamo più: ogni Pasqua ci vengono offerti doni di agnellini, e pensare che a me nemmeno piace l’agnello! Io e Giuggiù stiamo pensando a qualche iniziativa per poter sterminare questa specie, che ne so, un influenza particolare che renda gli agnelli aggressivi come lupi mannari non l’abbiamo mai fatta, potrebbe essere una caratteristica per il nuovo aggiornamento del simulatore, che ne dici Giuggi?

:- Prendo appunti Babbo! – Giuggiù afferra un taccuino e si mette a scrivere: “possibile versione con influenze mannare per animali da allevamento” :- Ehi Babbo, non sarà troppo? In fondo a me le pecore piacciono, anche se non ne posso più di dover spazzare tutto il cortile ogni mattina, ci vorrebbe una mano, che ne so. una colf!-

:- Beh, se è per questo, mia nipote è senza lavoro, se volete aiutarla, è brava a far le pulizie –

:- Potrebbe essere un’idea. Mi mandi il curriculum vitae, che le facciamo sapere: qui noi li prendiamo con contratto a tempo determinato.

Voi simulatori li chiamate “Santi”, perché dopo i colloqui, quando vengono assunti, loro cominciano a raccomandarci i simulatori che si affidano a loro. Uff! è un lavorone accontentare tutti! Così ogni tanto facciamo una Tombolata, e chi vince viene esaudito, poi però, pure loro, vengono rimpastati.

La signora comincia ad averne abbastanza, butta via un volantino che aveva tirato fuori e si alza dalla sedia.

:- Va bene, va bene, basta così, troppe informazioni mi stanno facendo girare la testa!

Non so più cosa pensare, a cosa devo credere adesso? A voi o alla mia religione?

:- Beh, faccia come vuole, tanto alla fine, è destinata pur sempre al Rimpastatore!

:-Giuggiù, non essere scortese con la signora! Senta, lei adesso torni a casa e si metta tranquilla, ha bisogno di un passaggio? Ma… a proposito, come c’è arrivata qui? Al confine dell’universo?

:- Sapevo che l’universo è infinito… così ho tracciato due rette parallele e mi son messa a vedere dove si incontravano!

:-Bella mossa! Ma non lo dica a nessuno, ok? Anzi noi non ci siamo mai visti!

:- Tanto a questo punto nessuno mi crederebbe, ho capito che la vita va goduta fino in fondo, torno a casa e basta levatacce alla domenica mattina per portare la buona novella. Mi dedicherò a spassarmela, magari bevendo mojito su un isola caraibica da mattina a sera, anche se…

:-Che cosa?

:-Anche se adesso non riuscirò più a credere ai miei programmi preferiti sugli Ufo! Accipicchia!

La signora tutta impettita prende su il cappottino e la borsa, gira i tacchi e sbattendo la porta riprende la strada verso casa:- E la prossima volta che mi rimpastate, per favore, fatelo mischiandomi a Claudia Schifffer! Capito?-

La primavera è bellissima

(di Emanuela Gravina)

La primavera è bellissima, come al solito.

Ogni volta che arriva stupisce, spunta all’improvviso, senza che tu te ne accorga.

Non c’è calendario che tenga, metereologo, contadino, nonna coi calli, che riesca a prevedere il giorno preciso in cui noi ci svegliamo e i fiori degli alberi e dei prati son tutti lì a guardarci nuovamente.

Sono usciti di botto senza mettersi d’accordo, oppure no, si sono messi d’accordo: ogni anno sorteggiano un giorno di Marzo per darsi appuntamento. OPPLA’! vestito nuovo e profumo inconfondibile.

E ti ritrovi a voler uscir di casa, a cercare un giardino, un prato, una stradina di campagna per godere dell’emozione di rivedere i fiori.

Già, i fiori…ma vi siete mai chiesti come fanno gli insetti a scegliere i fiori?

Che differenza c’è tra un fiore e un altro?

Certo, uno può dire che c’è differenza tra un fiore bianco profumatissimo e uno giallo senza profumo, ma quando i fiori sono tanti, tantissimi, tutti uguali, sparsi su un albero che proprio per quella primavera ha deciso di dare il meglio di sé, e si è impegnato a produrre appetitosi fiorellini perfetti per aroma, forma e colore…che fiore scegli?

Mi piacerebbe chiederlo a qualcuno, che ne so, a una farfalla…

Tu!

Ex-bruco appena uscito dalla crisalide, che ti sei fatta un culo così per trasformarti in farfalla, e sai che hai più o meno 24 ore per mangiare, incontrare un farfallo, farti corteggiare un po’, ciulare, sentirti gonfia d’uova, cercare uno stelo sicuro per depositarle…tu, farfalla, che sicuramente ti stai facendo tutte queste domande pratiche, che fai?

Quale cazzo di fiore scegli?

Ehi, farfalla, non puoi scegliere un fiore qualunque, accidenti, si vive una volta sola!

È difficile la scelta eh?…e qui ti voglio, farfalla, perché qui non c’è la chiamata a casa, qui non c’è l’aiuto del pubblico, nessuno che ti suggerisca qual è il fiore più buono per il quale sia valsa la pena di fare tutta questa fatica…

E intanto il tempo passa, e tu devi decidere, e hai una fame da lupi che ti mangeresti diciotto fiori, ma sai benissimo che il polline gonfia e potresti ingrassare e sembrare una falena, e poi chi ti si piglia così “budrigona”, che già i farfalli sono difficili, e non a caso vengono chiamati “farfalloni”!…e quindi stai lì, a cercare di farti venire un’idea, e a furia di pensare ti viene sempre più fame.

Tentenni immobile… anzi no, svolazzi, cincischi per capire cosa devi fare, quando all’improvviso qualcuno ti acchiappa col retino, ti prende delicatamente tra le mani, e quando meno te l’aspetti t’infilza con uno spillone!…

…E tu, farfalla, che se ti facevi meno problemi avresti almeno mangiato, e goduto, ti ritrovi in una teca contro un muro di un “pied a tere “(o come cavolo si scrive) a fare la “farfalla della collezione di farfalle”, e tu sei la scusa che usa qualche “farfallone” per portare a casa una pulzella indifesa, che pensa solo a venirti a vedere, mentre il farfallone ha già in mente di vedere la sua di farfalla!!!

Accidenti a te, farfalla, potevi godertela senza tutte queste seghe mentali!

Bisognerebbe credere alle favole

(di Emanuela Gravina)

Traccia n.3

Un temporale mi costringe a riparare in un casolare di campagna. Cade un asse e sotto vi trovo una scatola…

Gli occhi del rospo mi fissano adoranti, grandi, acquosi, sembrano volermi parlare.

È verde, quasi azzurro, e mentre lo raccolgo sembra sorridermi.

Lo prendo delicatamente tra le mani, lo avvicino al viso e una volta faccia a faccia protende la boccuccia quasi a volermi chiedere un bacio…

Devo aver visto male, ma in fondo mi sento lusingata.

Sono mesi che nessuno mi bacia, accidenti… comincio a pensare che un bacio ad un rospo, tutto sommato, non sarebbe poi male…

Ma no, dai, va bene tutto, ma sarebbe toccare il fondo… cerco di ricompormi dal pensiero assurdo.

Il rospo mi guarda, con sguardo dolce ammicca sensualmente, inclina il capo e sorride malizioso…

Va bene amare gli animali, ma baciare i rospi!

Eppure mi tenta, mi seduce, mi invita e adesso, sono sicura, mi ha fatto pure l’occhiolino!

Arrossisco, abbasso lo sguardo timida, cerco di non guardarlo, ma lui si accoccola nelle mie mani, quasi stravaccato.

Ora mi fissa con sguardo malandrino, poi alza un sopracciglio e l’angolo della bocca in una maniera così sexy!

In questo posto siamo solo io e lui… nessuno mi vedrebbe se… ma che mi succede?

Mi scuoto dal pensiero perverso, faccio per mettere giù lo spasimante, ma si aggrappa implorante alle mie dita.

Ora è disperato, piange! Col broncio!

Lo accarezzo con un dito, gli asciugo le lacrime…beh, è proprio un rospo affascinante… e fa le fusa come un gatto, e con che trasporto gode del tocco delle mie dita!

Mi sto abituando a questa intimità, lui lo capisce. Si ricompone in tutta la sua rospaggine e furtivo mi lancia un bacetto con la zampina.

È troppo! Crollo in un brodo di giuggiole… e avvampo in un inaspettato fuoco di passione concupiscente e peccaminoso.

I nostri sguardi si fondono, l’eccitazione esplode.

Le mie labbra si avvicinano e ci baciamo con ardore e una cupidigia tanto intensa da farmi svenire.

Mi risveglio, e accanto a me c’è un bellissimo uomo nudo, che fuma una delle mie sigarette.

– ci cascano tutti, cocca… io prima di te…-

Mi prende tra le mani e mi ripone nella scatola.

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