Poesie
SCIENTIA.
Superomisticamente solo.
Ti guardo e scopro che sono materia muta.
Pare, cochero!
Ho creduto che nel mio ventre crescesse la Scienza
e che un giorno sarei stato più grande
della vita stessa.
E invece ho delle mani minuscole.
La mia firma sarà un blocco di pietra lavorata.
La verità è che la Verità mi sfugge,
ogni volta che tento di misurarla.
La Verità galleggia attorno a me
come gli spettri che popolano
questa mia casa e io cieco sciocco bianco occidentale
tento di afferrarla fiducioso nella Positiva
liberazione.
iPANIC
Dalla gomma di questi auricolari chiari
sgorga quel sottofondo lacustre,
che affoga lo sguardo di sonno,
accende il cuore di ansia
negli autobus che incubano corpi,
o nei crepuscoli delle anime sole.
Le pulsazioni assordano le cose,
il cemento cessa di essere
soltanto cemento
e si trasforma
in questo popolo pieno di popolo.
Chiuso in metropolitana.
Allora all’ascolto.
La danza dei copertoni sui binari del tram
o le maree di freni e marce,
ascolto le voci interrotte
i discorsi calanti di doppler
e il neon che frigge
su due seni intermittenti e molli,
sorretti dalle coppe di Atlante.
Libero
mi accorgo di non essermi perso
dentro acciaio e lamiere.
UMMAGUMMA
Scivoli
tra pascoli
Corri
lungo sentieri impervi
che sbuffano
ossigeno
e umido sudore
Il cuore pompa
ma quell’ultima cellula
muore
vinci la fatica
e il panico
del senso della fuga
Fuggire
in una singola
strettoia
dello sguardo-freccia
fino alla cima,
alla svolta;
dove si aprono radure
immense,
e le pecore parlano
della tua paura.
Volti l’angolo,
e ti schianti contro la più vasta
desolazione;
nelle radici di quegli occhi
– i tuoi occhi.