Dalla memoria di lavoro ad
un’ipotesi sul fenomeno ecoico

17/02/2008 Tratto dal forum
Gianfranco Morciano
(Responsabile staff scientifico)

Nel corso dell’annuale convegno della Society for Neuroscience (USA) che si é recentemente tenuto al George World Congress Center di Atlanta, é stata annunciata una scoperta che a mio parere ci potrà aiutare a comprendere meglio il fenomeno ecoico della TS (ne abbiamo parlato a lungo sul forum) ed i connessi problemi di memoria di lavoro (working memory).

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Ricercatori dell’ Università di Pittsburg hanno riferito della scoperta di un meccanismo neurologico secondario che mantiene alta la disponibilità di dopamina per circa 1 ora dopo che i neuroni sono stati stimolati.
Tale disponibilità riguarda differenti regioni del cervello, incluse le aree critiche per il consolidamento della memoria, con particolare riguardo al mantenimento in attività delle connessioni cerebrali della memoria di lavoro, quindi (ed è una mia personale ipotesi) anche riguardo alcuni fenomeni di ripetitività che in questo sito abbiamo definito “ecoici”.

La scoperta dei meccanismi neurologici che stanno alla base di questo “rilascio attivato prolungato” (così definito da Bita Moghaddam, che ha guidato lo studio), cioè di come vengono mantenuti i livelli di dopammina nel cervello, risultano evidentemente importanti per comprendere e trattare numerose problematiche neuorologiche, tra le quali la TS ed il deficit di attenzione. Sindromi nella quali il rilascio post stimolo di dopammina potrebbe durare per molto più del tempo in cui dura nei soggetti “normali” e potrebbe persino replicarsi in una sorta di catena circolare autoprodotta da stimoli interni.

Il meccanismo di rilascio ritardato anche dopo la cessazione dello stimolo, può spiegare diversi fenomeni normali che nei tourettici possono essere accentuati, ad esempio i neuroni olfattivi possono essere colpiti da un certo odore che viene percepito nell’ambiente e la presenza di dopammina anche dopo ore dalla dissolvenza di questo stimolo (odore) può indurre comportamenti associati ad un pensiero evocato da quello stimolo, come prepararsi un certo pasto o telefonare ad un persona che non si vedeva da anni (e che a quell’odore é associata nella memoria, più o meno direttamente).

Lo stesso meccanismo, io penso, potrebbe finalmente spiegare l’ecolalia (ripetizione di parole), l’eco-musicalità (suoni, toni o musiche che ridondano nella mente), l’eco-cognizione (il ripetesi di pensieri che si fanno intrusivi) e l’eco-emozione (il pervasivo effetto alone di un’emozione sgradevole nonostante il passaggio alle attività successive), tutte attività nostre caratteristiche che abbiamo semplificato nella formula “rimuginamento per rielaborare esperienze o per prepararne di nuove”.

GFM

Memoria di lavoro e Sindrome di Tourette (ST)

20/04/2008 Tratto dal forum
Chiara Fastame
(Membro staff scientifico)

Caro Presidente,

ho letto con molto interesse la tua comunicazione del 20 febbraio sulle nuove scoperte relative alla memoria di lavoro e all’attività dopaminergica. Attendo con ansia la pubblicazione del lavoro del gruppo di ricerca dell’Università di Pittsburg, per poter farmi un’idea chiara dei risultati di questo studio. Al momento, mi sembra utile sottolineare alcune cose. Primo, ricordiamoci che la memoria di lavoro svolge un ruolo cruciale nella vita quotidiana, perché serve a mantenere temporaneamente gli stimoli e/o elaborarli (ossia attribuirgli significato). Quindi è estremamente utile capire ad esempio qual è il suo ruolo nell’apprendimento scolastico e quindi le ripercussioni del suo malfunzionamento nel rendimento scolastico dei ragazzi tourettici (con o senza ADHD) . Secondo, se la disponibilità di dopamina si registra a distanza di un’ora dalla stimolazione neuronale, allora questo fenomeno avrà delle ripercussioni non solo sulla memoria di lavoro ma anche sulla memoria a lungo termine. La differenza fondamentale è che la prima può mantenere poche informazioni e per poco tempo (qualche decina di secondi, secondo alcuni autori non più di trenta), mentre la memoria a lungo termine mantiene un numero illimitato di informazioni per alcuni minuti o per un’intera vita (immaginiamo una grande biblioteca in cui i vari libri sono collocati in determinati scaffali secondo ad esempio l’argomento che trattano). I due punti che ho appena citato mi spingono a porre un altro quesito: cosa sappiamo del funzionamento della memoria di lavoro nella sindrome di Tourette? Se escludiamo gli studi sulle funzioni inibitorie o la pianificazione, al momento sappiamo ben poco o quasi niente sull’efficienza della memoria di lavoro nei tourettici. I dati raccolti infatti sono alquanto esigui e ambigui, manca in sostanza uno studio sistematico che ci dica come funziona la componente verbale (che ad esempio usiamo quando leggiamo una stringa di numeri sull’elenco telefonico che ripetiamo fin quando non componiamo il numero sulla tastiera del telefono) e come invece ‘si comportano’ i processi visuo-spaziali (che servono invece per memorizzare o elaborare gli stimoli relativi alla forma, al colore, alla grandezza degli oggetti e alla loro posizione) della memoria di lavoro nella ST, sia quelli deputati al solo mantenimento dell’informazione (passivi) e sia quelli che invece servono per trasformare, manipolare, modificare le informazioni (processi attivi) in entrata (input) per elaborare una risposta adeguata (output). Attualmente infatti non sappiamo quale sia in ciascun dominio (verbale/visuo-spaziale) l’efficienza dei processi deputati al solo mantenimento degli stimoli e quelli che invece devono svolgere un lavoro maggiore, devono elaborare l’informazione. Certo, sappiamo che le funzioni inibitorie sono generalmente deficitarie nei tourettici, le evidenze sperimentali sono talora contrastanti per ciò che concerne le capacità di pianificazione, ma non sappiamo pressoché niente sulle capacità di updating dei ragazzi con ST. Possiamo solo supporre che più sono coinvolte le funzioni esecutive e probabilmente meno sarà adeguata la prestazione delle persone con ST. Ma ciò vale per tutti i compiti che richiedono di elaborare le informazioni? Sia per quelli verbali che per quelli visuo-spaziali? Tuttora non siamo in grado di rispondere. Eppure i compiti scolastici richiedono costantemente l’impiego delle funzioni della memoria di lavoro, si pensi ad esempio alla capacità di memorizzare posizioni su cartine geografiche, riprodurre disegni, selezionare determinate informazioni sulla base della loro rilevanza, dopo che ne sono state presentate diverse (pensiamo ad esempio a quando dobbiamo estrapolare il significato di un testo letto).
Sarebbe quindi interessante approfondire questi aspetti, indagando l’efficienza delle diverse funzioni della memoria di lavoro nei ragazzi con ST , controllando l’influenza dei processi attentivi nell’esecuzione di diverse tipologie di compiti.

Vi segnalo alcuni lavori:

Baddeley, A. D. (1996). Exploring the central executive. Quarterly Journal of Experimental Psychology, 49A, 5–28.

Baddeley, A. D. (2000). The episodic buffer: A new component of working memory? Trends in Cognitive Sciences, 4, 417–423.

Baddeley, A. D., & Hitch, G.J. (1974). Working memory. In G. Bower (Ed.), The psychology of learning and motivation, vol. VIII, (pp. 47-90). New York: Academic Press.

Baddeley, A. D., & Logie, R. H. (1999). Working memory: The Multiple-component Model. In A. Myake & P. Shah (Eds.), Models of working memory: Mechanisms of active maintenance and executive control (pp. 28–61). Cambridge: University Press.

Cornoldi, C., & Vecchi, T. (2003). Visuo-spatial working memory and individual differences. Essays in cognitive psychology. Hove: Psychology Press.

Logie, R. H. (1995). Visuo-spatial working memory. Hove: Lawrence Erlbaum Associates.

E in italiano anche se non recentissimi…

Baddeley, A.D. (1992). La memoria umana. Teoria e pratica. Bologna: Il Mulino.

Cornoldi, C. (1995). La memoria di lavoro visuo-spaziale (MLVS). In F. Marucci (a cura di), Le immagini mentali. Firenze: La Nuova Italia scientifica.

Gianfranco Morciano
(Responsabile staff scientifico)

Sono convinto che vi siano disfunzioni della Working Memory e della memoria e breve termine nel quadro della sindrome di tourette, ma purtroppo non possiedo le competenze che ha Chiara in questo campo per poter indagare con rigore scientifico. Chiara dovrebbe mettere a punto un progetto di ricerca sulla w.m. nella ts proprio a partire dalla nostra comunità e mi sono permesso di anticiparle il nostro assenso (penso che ora stia riflettendo sul tipo di campione che le servirebbe).
Il nostro gestore del forum troverà dove mettere questa discussione, che a naso dovrebbe attirare altri interessanti post sia di esperti che di incuriositi.
Per quanto riguarda l’Università di Pittsburg il nostro Bortolato ha già preso contatti con chi ha guidato la ricerca sul lento rilascio post stimolo, mi ha già anche inviato dei pezzi ma certo ne parleremo ancora quando tutta la ricerca sarà a nostra disposizione, l’avremo tradotta e discussa in relazione alla sindrome. Ti anticipo che non si tratta di un’evocazione a distanza di un’ora, ma proprio del mantenimento di quell’eco (sensoriale e cognitivo) per circa un’ora dopo che lo stimolo si é estinto (ovviamente a scalare).

La questione é : perché ho voluto dare rilievo a questa ricerca?

Per tre motivi principali:

  1. il primo é che nella TS é tanto forte questo meccanismo eco (ecoico) di stimoli sensoriali, visivi e verbali;

  2. il secondo perché questa scoperta sembrerebbe richiamare in auge la vecchia questione del meccanismo della ripetizione (reiterazione) degli stimoli nella memoria a breve termine (funzinali a far sì che alcuni stimoli passino nella memoria a lungo termine) che proprio Baddeley, al quale dobbiamo la nuova denominazione di Working Memory (memoria di lavoro) sembrava avere superato;

  3. il terzo é legato alle ricerche di Hebb il quale correla la W.M. e la M.B.T. ai disturbi dell’attenzione (meccanismo di convergenza sincronica) e di fatto anziché ad aree egli assegna la funzione di memorizzazione esattamente alle modalità del funzionamento sinaptico (post sinaptico). E questo mi sembra allinearsi con la ricerca di Pittsburg.

Per far comprendere ai non addetti ai lavori

Nella vecchia teoria degli anni ’70 si era teorizzato che negli umani ci fosse una sorta di magazzino degli stimoli (sensoriali, cognitivi) che attraverso il meccanismo della reiterazione (ripetizione) fosse in grado di rendere disponibile l’informazione per un periodo più lungo (il tempo di compiere un lavoro, es. servire il caffè al cliente che ce l’ha ordinato) oppure per molto tempo o tutta la vita.
Tale ruolo della ripetizione é stato messo un poco in second’ordine proprio da un altro ricercatore, appunto baddeley, sopratutto negli anni ’80, il quale con i suoi studi sperimentali ha potuto dare più peso a tre fattori: l’elaborazione centrale delle informazioni che é già una funzione esecutiva (una sorta di elaborazione delle informazioni); un meccanismo che traduce le informazioni in modalità verbale; un magazzino visuo-paziale che codifica le informazioni. Il peso assegnato a questi tre fattori avrebbe fatto perdere alla ripetizione il ruolo fondamentale che le era stato attribuito nei primi anni ’70.
Negli studi universitari di noi vecchietti siamo stati indotti a credere che le due diverse memorie (o le tre se si aggiunge quella a medio termine) avessero dei correlati neurofisiologici diversi e che le tre funzioni di Baddely fossero operazioni specializzate. Abbiamo dedotto (almeno io poveretto) che se le memorie hanno tempi diversi misurabili esse hanno anche basi neurofisiologiche diverse e separate. Oggi, mi sembra di capire, si é compreso (con la tecnica della RMF) che ogni stimolo é letto e codificato sì in aree diverse, ma che il processo di memorizzazione riguarda tutte le comunicazioni sinaptiche, nessuna esclusa. Inoltre nella teoria sincronica di Hebb la memoria a breve termine e codificazione avvengono contemporaneamente, cioé in base alla forza dello stimolo e in base alle decodifiche (di significato o valore) genetiche o prodotte dai rinforzi sociali.
Mi sembra di aver capito che la neurologia abbia evidenziato che la memorizzazione é legata alle reti neuroniche che si attivano in modo sincronico per quanto riguarda la memorizzazione (sia a breve che a lungo), attivando le aree in una sorta di gerarchia di memoria, dalla corteccia sensoriale a quella associativa, che potrebbero essere in diverso modo coinvolte nella TS (secondo una logica di epistemologia genetica e di organizzazione neurologica).
E’ per questo che il rilascio post stimolo scoperto dall’Università di Pittsburg potrebbe mettere in discussione alcune certezze, o magari no. Ai tempi della memoria potrebbero non corrispondere diverse funzioni. Ma vedremo.

Una cosa é certa, é necessario capire questo passaggio della MBT o memoria di lavoro a quella a lungo termine, troppi tourettici trovano difficoltà a studiare o cadono con la bicicletta e tanti tourettici si trovano a ripetere infinite serie di sequenze verbali o sensoriali..che sia questo fenomeno collegato alla memoria di lavoro oppure no.
Dalla comprensione io spero se ne possano ricavare strategie compensative, conosco tourettici che per memorizzare un concetto scritto si vedono costretti a rileggere più e più volte la stessa frase, dovendo così occupare tempi deciplicati di studio rispetto ai propri compagni “normali”.

05/05/2008 Tratto dal forum
Marco Bortolato
(Membro staff scientifico)

Dopamina e working memory
Mi permetto di aggiungere qualche piccolo spunto di riflessione a quanto gia’ perfettamente introdotto dalla Prof.ssa Fastame. Il legame tra dopamina e memoria di lavoro e’ un argomento estremamente dibattuto nel settore delle neuroscienze, dato che da tempo e’ noto come farmaci che alterano la transmissione dopaminergica (un caso per tutti, l’amfetamina) comportino anche deficit di questa funzione.
Un recente contributo di notevole importanza giunge dal gruppo di Roshan Cools, che ha stabilito in maniera conclusiva che la capacita’ di memoria di lavoro (in soggetti sani) procede parallelamente al tasso di sintesi di dopamina nello striato.
Nonostante le evidenze sulla sintesi di dopamina striatale nei soggetti tourettici siano molto controverse, questo e’ senz’altro un importante risultato che permette di inquadrare meglio il problema di eventuali deficit mnemonici nella sindrome di Tourette.

A prescindere da questi dati, la mia personale impressione (confermatami da diversi colleghi a Bari in occasione del convegno sulla sindrome di Tourette) e’ che uno dei principali effetti delle disfunzioni dopaminergiche tipiche del Tourette consista nella perdita (almeno parziale) di diverse funzioni di controllo preattenzionale regolate dallo striato ventrale. Questi deficit indurrebbero una maggiore difficolta’ dei soggetti Tourettici a stabilire una “mappa di salienza” delle informazioni. In altre parole, l’aumentata sensibilita’ dei recettori alla dopamina nello striato ventrale potrebbe comportare una diminuita capacita’ di filtrare le percezioni, interferendo con i processi di attenzione e di memoria di lavoro. Sarei curioso di sapere le impressioni di Gianfranco e della Prof.ssa Fastame in merito.

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